Presentazione dei poeti finalisti
Edizione 2015
Sezione Premio alla carriera
Nanni Balestrini
L’arte dell’impazienza
Una dote nessuno potrà mai disconoscere a Nanni Balestrini – la tempestività.
La sua prima raccolta organica di poesie, Come si agisce , esce nelle «Comete» Feltrinelli in data «2 Ottobre 1963». Precisamente in quei giorni, all’Hotel Zagarella di Palermo, si tenevano le prime, tumultuose assise del Gruppo 63.
Non era questo il primo libro di Balestrini, che due anni prima dal complice Scheiwiller era già uscito col Sasso appeso (entrando nello stesso ’61 fra i cinque Novissimi della cruciale antologia omonima), ma sin dal titolo Come si agisce pare voler dimostrare la vocazione al movimento che quella generazione a tutti i costi voleva incarnare – e in effetti incarnò.
Un voler stare precisamente al fuoco del tempo, nella corsa dei giorni. Non fermarsi mai, per nessun motivo. Questo il senso del «movimento», artistico e poi politico, che da cinquant’anni e più anima fiammeggiante quella cosa che è Nanni Balestrini; ancora oggi, che di anni ne ha appena compiuti (il luglio scorso) il venerando numero di ottanta. Nelle pagine destrutturate di Ma noi facciamone un’altra, opera esplosa che con la solita puntualità esce giusto nel ’68, si leggono versi che gli saranno, da allora, insegne araldiche: «mentre passiamo bruciando», «non c’è più tempo da perdere», «l’arte dell’impazienza». Frasi prive di nessi che esprimono un’urgenza storica, stavolta, prima che stilistica. La stessa che a partire dall’elegantissimo Tristano, «romanzo multiplo» prima solo virtuale e poi realizzato in migliaia di esemplari uno diverso dall’altro, si versa anche nella dimensione “epica” d’una narrativa che in molti casi è parsa l’unica capace di stare nel vivo di tempi difficili, e per ciò interessanti (si pensi solo a titoli come Vogliamo tutto, La violenza illustrata , Gli invisibili ).
Un’ arte dell’impazienza , davvero, resta quella di Balestrini: nella sua incessante attività di artista, anche visivo, e forse ancor di più nella mai doma volontà di movimentare, appunto, un paesaggio culturale che senza di lui negli ultimi decenni sarebbe stato, e sarebbe, molto più piatto. Non si contano le iniziative in tal senso, sempre cercando di interpretare – come il segnavento nella poesia famosa di Hölderlin – il senso del presente. Sulle riviste (dal Verri a Quindici, dalla prima alla seconda alfabeta), nelle collaborazioni cogli artisti e coi musicisti, con ogni mezzo e in ogni maniera Balestrini, fin quando avrà fiato in corpo, vorrà dimostrare l’assunto d’un altro suo celebre incipit: «che un’altra storia è possibile».
Sezione Poesia inedita
Laura Cingolani - Mangio alberi e altre poesie
Un’oltranza stralunante d’onde discontinue, per grumi scivolanti di lapsus, per sghembo passo di danza, gravita sugli sfalsati piani della passeggiata alfabetica, e non, di Cingolani. Gravita e s’ingoia via, triturando la cellulosa delle righe nel verbigerante bolo d’una eventuale/impropria deglutizione. Mesmerica Paglia Incendiaria: hommage autocancellato (ossia: praticabile) al filo rosso della nostra (im)possibile modernità, sparecchiata sui cigli della tavola inquotidiana.
Lorenzo Mari - Ornitorinco in cinque passi
Si tratta di un transito documentaristico e visionario di emozioni ancora testardamente indagate e di implacate idee tra natura, storia e corporalità. Attraverso spiazzamenti linguistici densi Mari configura etologicamente per noi una specie di Virgilio zoomorfo: l'Ornitorinco, attante in cinque passi, animale composto di dettagli, inconcluso, semiseria coscienza dell'esausto andirivieni delle vite.
Silvia Tripodi - Voglio colpire una cosa
I testi di Silvia Tripodi sono notevoli perché mettono in scena un soggetto rinato dai brandelli dell’ego per riconnettere – con una reduplicazione e un rafforzamento anche ossessivo del nesso – il linguaggio e la prassi, mediante una speculazione, sul più piccolo gesto e sulla più piccola osservazione, che riesce universale e che parrebbe rifondare l’incidenza delle nostre azioni collettive.
Sezione Poesia edita
Alessandro Broggi - Avventure minime
“Avventure minime” sistematizza quattordici anni di scrittura di Alessandro Broggi. Nel libro si alternano verso e prosa, micronarrazioni e didascalie cinematografiche. Broggi si serve della lingua televisiva e giornalistica, di quella dei social network e dei reality show. Il suo scopo è rendere evidente l’inautenticità della narrazione quotidiane alle quali ricorriamo, e indurre a riflettere sui rapporti umani che ne derivano.
Vito Bonito - Soffiati via
Soffiati via giunge come più recente tappa di un percorso poetico che ha sempre tenuto lo sguardo fisso sui lembi più sfuggenti dell’esperienza umana, affrontando quindi i confini del dicibile senza nessuna resa all’ineffabile, con una crudeltà analitica che condensa nella brevità del dettato una narratività lucidamente estrema, capace di fondere le singolarità tragiche in una coralità senza redenzione.
Gilda Policastro – Inattuali
“Inattuali" è tutto dentro al nostro cielo contemporaneo,fatto di una lingua che non è salvifica e non promette niente, che mischia e compone frammenti di discorso tratti dal quotidiano. In essi e portata da essi la ragazza Gilda governa il processo vitale e lancia al lettore la sua freccia precisa emozionandoci senza emozionarsi né autocommiserarsi.
Che è quanto con autentica passione politica rende attuali questi “ Inattuali”.
Ivan Schiavone - Cassandra, un paesaggio
Il paesaggio di Cassandra, il nostro, è quello di un popolo vinto; il tempo, all’inizio dell’opera è un post quem; l’azione è bloccata, vorrebbe progredire ma è costantemente sospesa o negata, al pari della comunicazione e del linguaggio. Tratti peculiari del libro sono la fermezza dell’analisi politica e la sua corrispondenza minutissima – lessicale sonora e metrica – con la costruzione testuale.
Michele Zaffarano - La vita, la teoria e le buche
L’opera di Zaffarano ha una qualità sopra le altre: mentre mostra come il nostro linguaggio sia inadatto a parlare di lavoro, di classi, di economia, di potere – sfere della vita che allora smettono di appartenerci e intrattengono con noi un rapporto di trascendenza, di inesperibilità, cave come sono – lascia intravedere improvvisi riempimenti con cui il mondo acquista di nuovo forma e senso.
Scatti durante la cerimonia | ||
La maglietta donata al Premio dalla libreria nomade Strade Bianche di Marcello Baraghin